Ha aleggiato nell’aria dell’Istituto Cartesio lo spirito degli eroi della deportazione; deportazione che ha colpito duramente anche la pacifica Cinisello Balsamo.
La Giornata della memoria quest’anno ha visto protagonista l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, presieduta da Gabriella Milanese con la diretta collaborazione di Billie La Morte, con lo scopo primario di tenere vivo il ricordo dei giovani cinisellesi e sestesi, deportati per motivi politici e non solo, e favorire la diffusione di messaggi di pace.
La commemorazione della Giornata della Memoria è stata articolata in tre momenti: l’incontro, animato dalle vive testimonianze dei parenti dei deportati, la mostra didattica allestita nel Complesso Scolastico del Parco Nord, per illustrare storie, personaggi e ambientazioni della deportazione, e i lavori degli studenti che hanno partecipato all’iniziativa.
Il primo appuntamento si è svolto il 20 gennaio nell’Aula magna dell’Istituto e ha visto parteciparvi le classi 3A, 4H, 2I, 2B, 5D e 4B che con l’ascolto e le domande rivolte ai testimoni hanno riflettuto su un momento di grande spessore storico ed emotivo.
Dopo la lettura della poesia ‘Uomo del mio tempo’ di Salvatore Quasimodo e la visione di parti di un documentario sulla storia dell’area cinisellese e sestese, che ne ha inquadrato economicamente e culturalmente il territorio, ad aprire i lavori è stata la prof.ssa Liliana Blanco che, nel suo discorso introduttivo, ha sottolineato la valenza socio-didattica dell’iniziativa proposta dall’ANPI in favore delle giovani generazioni. In rappresentanza del Dipartimento di Lettere della scuola, la prof.ssa Blanco, che ha curato gli interventi degli studenti e l’organizzazione dell’evento, ha poi sviluppato brevemente il tema della storia magistra vitae. A seguire la vicepresidente dell’ANPI, Billie La Morte, ha illustrato il ruolo dell’Associazione nel sociale della città di Cinisello Balsamo e nel valorizzare il contributo apportato alla causa della libertà.
Nel corso dell'ultima guerra mondiale, infatti, mentre in tutta Italia decine di migliaia di partigiani partecipavano attivamente, spesso a prezzo della vita, alla guerra di liberazione dell'Italia dal fascismo e dall'occupazione nazista, venendo deportati per il loro impegno di lotta al regime, a Cinisello si consumava una deportazione più silenziosa, con meno clamore, ma altrettanto dolorosa fra i cittadini del piccolo comune lombardo. Ne furono loro malgrado protagonisti Aldo Beretta, Giovanni Vergani e Giuseppe Galbiati. Le loro storie sono state raccontate con vibrata partecipazione dai loro congiunti che hanno posto l’accento sul cuore, sui riverberi psicologici e sociali che la loro esperienza ha avuto sulle famiglie e sulle contingenze politico-sociali.
Alessandra Beretta ha raccontato di Aldo. Di famiglia antifascista, per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e durato otto giorni, durante i quali furono bloccate le più grandi fabbriche del Nord Italia, fu arrestato e poi deportato a Mauthausen (Austria). Nel campo di concentramento gli fu assegnata la matricola 110197. Morì a Gusen nel 1945, dopo essere stato trasferito in vari lager nazisti.
Alessandra Vergani ha tracciato il profilo e la storia di Pietro. La notte tra il 13 e il 14 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato anch’egli allo sciopero di otto giorni del 1 marzo 1944. I militari fascisti, infatti, con una lettiga che serviva a mascherare le loro vere intenzioni, arrestarono alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato, prelevandoli dalle loro abitazioni uno dopo l’altro e deportandoli nei lager austriaci, impedendo loro per sempre il ritorno a casa e consegnandoli ad una morte infelice e sofferta.
Giuseppe Mazzariello ha raccontato la storia di Giuseppe Galbiati, anch’egli arrestato per aver partecipato allo sciopero del 1 marzo 1944. Arrestato e incarcerato, il 5 aprile da Bergamo fu caricato su vagoni piombati e giunse a Mauthausen (Austria) l’8 aprile, alla vigilia di Pasqua. Nel lager gli fu assegnata la matricola 61647. Trasferito in seguito al campo di Gusen (Austria), morì la mattina del 30 gennaio 1945 per: "insufficienza cardiaca e colite”, come risulta dai documenti ufficiali. Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di otto mesi, la qualifica di partigiano operante con la 184^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Luciano Migliorini.